Tale fase culturale, che prende nome da una necropoli a domus de janas nei pressi di Macomer,si distingue da altri aspetti dell'Eneolotico Antico quasi esclusivamente per i tipi ceramici, raramente decorati, in cui prevalgono tazze e scodelle carenate, ollette, vasi a collo, tripodi.
Nella Sardegna centro-settentrionale la decorazione più comune è quella graffita, mentre nella parte meridionale dell'Isola i
fittili mostrano semplici decorazioni a linee incise o a file di punti.
Nel meridione della Sardegna compaiono anche fogge vascolari diverse, come vasetti con fondo conico, vasi con breve colletto e bassa carena e si nota nei contesti funerari una tendenza alla produzione di forme miniaturistiche.
Nell'ambito dell'industria litica scheggiata, in questa fase, ma già anche in quella Sub-Ozieri, si assiste ad un impoverimento della produzione e della qualità dei manufatti. Infatti, pur continuando la produzione di punte di freccia in ossidiana e, in misura minoritaria in selce, queste appaiono in genere di dimensioni minori rispetto agli
esemplari precedenti di ambito Ozieri e non si accompagnano di solito agli altri utensili comuni nei contesti del Neolitico Recente della Sardegna.
Per altro si ha una presenza consistente di oggetti in rame e argento, che fanno presupporre un'attività metallurgica locale,
fornita già di buone capacità tecniche.
In questa fase la raffigurazione della divinità femminile è rappresentata dagli idoli a placca traforata.
Sembrano essere caratteristiche di questa fase, oltre a varie espressioni di arte schematica e del megalitismo, le tombe
ipogeiche con fossette o coppelle nell'anticella.
Finora i contesti noti provengono in prevalenza da ambiti funerari, in particolare da domus de janas, ma la cultura è documentata anche nell'abitato fortificato di San Giuseppe di Padria.